Atto secondo.
Nonno Matteo, che ci aveva interpellato per capirne di più sul magico modo del web marketing, ripassa all’attacco.
Da vecchio lupo di mare qual’è, vuole dei numeri. Non fuffa.
“Ma quanto mi costa questo Feisbuc? Così vediamo di accontentare anche il nipote”.
“e, soprattutto, riusciremo a vendere qualcosa o meglio continuare con le tanto amate brochure?”
Giustamente, l’obiettivo di tutti è portare a casa la pagnotta.
Giustamente, qualsiasi azione promozionale deve poter prevedere un ritorno sull’investimento o, quanto meno, un break even.
Il punto è un altro.
Kant sosteneva che
non esistono risposte corrette a domande scorrette
Fare marketing vuol dire avere una capacità di spesa proporzionale agli obiettivi che si intende raggiungere. Questo vale anche se lo strumento non è la carta stampata ma il web.
Il mito del “facciamolo, tanto costa poco” è, appunto, un mito.
Una falsa credenza che ha alimentato negli ultimi anni un circolo vizioso e viziato intorno al web marketing:
investo poco–> investo senza strategia –> risultati pochi o nulli–> il web marketing non funziona –> ritorno a brochure e telefonate a freddo
Sì, è proprio il cane che si morde la coda è che da una parte non ha permesso alle realtà imprenditoriale di comprendere subito il valore e la portata del marketing digitale, dall’altro ha dato spazio ad una pletora di incantatori furbetti del quartierino.
Promettevano oro, incenso e mirra, ma alla fine hanno lasciato molti a bocca asciutta.
“ma noi si è già fatto pubblicità su google ma quelli si sono presi un sacco di soldi e non sappiamo nemmeno quello che hanno fatto!”.
Questo non e’ frutto della fantasia dell’autore: è una costatazione che nasce dal confronto quotidiano con molti imprenditori e colleghi.
“mi avevano detto che costava poco e che con venti euro al mese sarei stato primo su Google”
E’ vero. Il web marketing costa poco. Se lo fai male.
Costa quanto deve costare se l’obiettivo è quello di raggiungere obiettivi concreti.
Branding, aumento delle vendite, intercettazione domanda latente e consapevole: sono tutti obiettivi che per essere raggiunti richiedono un investimento di tempo e di risorse.
Ma ,soprattutto, un investimento sul pensiero :
Qual’è la mia strategia di marketing?
Come posso inserire il digitale al suo interno?
Con quali risorse e con quali tempi?
Chi è il mio cliente? cosa so di lui?
Come e dove si inserisce nel mio funnel di vendita?
Alla fine della fiera, potrà anche essere che il digitale non sia l’investimento più consono e adatto al caso specifico. Ma questo non si può sapere a priori.
Come a priori non si può sapere se Facebook sia meglio di Adwords, o che 10 € al mese siano sufficienti per una campagna di advertising online.
Ci vuole metodo scientifico.
Non fosse altro per il fatto che il digitale è in continua evoluzione.
E’ un flusso continuo ed inarrestabile: di tecniche e strumenti ce ne sono e ce ne saranno a iosa.
Buttarsi a capofitto su di uno sperando di raccogliere quanti più clienti possibili è come andare in discoteca e, per abbordare la ragazza al bancone, chiedergli di sposarti.
Secondo te, quante chance di risposta positiva avrai?
Se tutto va bene si farà una grossa risata.
Perché questo?
Perché i mercati sono saturi. La competizione è elevata e lo sarà sempre di più. Così come lo sarà la velocità con la quale le aziende si adegueranno alle trasformazioni. E badate bene, non sarà tanto una trasformazione di strumenti ma di approccio. Questo farà la differenza tra vincere e perdere.
Per offrire valore all’esterno bisogna prima crearlo all’interno: non esiste strumento o ricetta fast & furious in grado di garantire da sé tale processo.
Facebook, Adwords e compagnia rappresentano i terminali di scarico di un motore che, in quanto tale, è un trasformatore di energia generata da numerosi componenti. C’è la testata, ci sono i pistoni, i cilindri e così via.
Se l’obiettivo è quello di mettere su strada la vostra vettura, allora non potrete non mettere a punto il motore.
Tutto il motore.